Lo Studio Legale Calvello, con oltre venticinque anni di esperienza nella responsabilità professionale, offre un approfondimento su cosa significhi realmente quando l’avvocato perde la causa, quali sono le implicazioni per il cliente e quando può scattare un eventuale risarcimento.
In questa sezione iniziale presenteremo:
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i presupposti generali della responsabilità professionale;
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il concetto di obbligazione di mezzi (non di risultato);
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le condizioni in cui una causa persa può trasformarsi in un caso di responsabilità professionale, o essere l’esito di una linea difensiva valida anche se non accolta dal Giudice (il che accade, dicialolo subito, nella maggioranza dei casi).
Il contesto giuridico della responsabilità professionale
La responsabilità civile dell’avvocato nasce quando viene violato uno specifico dovere di diligenza, competenza o correttezza, provocando un danno ingiusto al cliente.
Obbligazione di mezzi, non di risultato
L’avvocato è tenuto a mettere in campo tutte le diligenze tecniche e legali richieste dalla professione, ma non garantisce l’esito favorevole del giudizio. Questo principio fondamentale sta alla base della distinzione tra errore professionale e semplice esito sfavorevole.
Errore sì, ma responsabilità solo se c’è nesso causale e danno
Non ogni errore legale genera responsabilità. Il cliente deve dimostrare con chiarezza tre elementi essenziali:
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Inadempimento professionale – omissione o comportamento contrapposto allo standard richiesto;
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Danno concreto e quantificabile (danno emergente o lucro cessante);
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Nesso causale – che l’errore abbia inciso direttamente sul risultato, e che senza quell’errore l’esito del giudizio sarebbe stato probabilmente diverso (“più probabile che non”).
Questioni giuridiche opinabili: nessuna responsabilità
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7462 del 20 marzo 2025, ha ribadito che non scatta la responsabilità se l’avvocato ha sostenuto una linea difensiva ragionevole, compatibile con un orientamento giurisprudenziale all’epoca non risolto in modo univoco. In altre parole, anche se la sentenza finale è negativa, non necessariamente c’è colpa professionale.
Quando l’avvocato è davvero responsabile per una causa persa?
Quando si perde una causa, molti clienti si pongono interrogativi leciti e comprensibili: l’avvocato ha sbagliato?, posso ottenere un risarcimento?, cosa fare se l’avvocato ha gestito male il caso?. Queste domande, che si intrecciano con emozioni forti e frustrazione, meritano risposte chiare, fondate giuridicamente e rispettose dei diritti del cliente.
La responsabilità non nasce da ogni sconfitta processuale
Un concetto fondamentale da comprendere è che non ogni causa persa comporta una responsabilità dell’avvocato. Solo se il legale ha violato specifici doveri professionali – agendo con negligenza, imperizia o inosservanza dei doveri di informazione e diligenza – si potrà iniziare a parlare di responsabilità e, di conseguenza, di risarcimento danni da avvocato.
In un nostro approfondimento dedicato abbiamo spiegato quando la causa è irrimediabilmente pregiudicata per disinteresse totale dell’avvocato.
Errori professionali gravi: casi frequenti nella prassi
Alcuni degli errori più comuni che possono far emergere profili di malavvocatura sono:
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Mancata proposizione del ricorso nei termini (es. Cassazione, appello, opposizione): l’avvocato non ha rispettato le scadenze o ha sbagliato il calcolo dei termini. Approfondiamo questo tema in questo articolo.
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Errata impostazione strategica senza informare il cliente dei rischi concreti;
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Omissione di atti fondamentali (es. mancata costituzione, mancata notifica, assenza all’udienza);
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Comportamenti incompatibili con la diligenza media richiesta al professionista legale.
Abbiamo trattato un caso emblematico di grave errore da parte dell’avvocato nella gestione di una data d’udienza, che ha determinato un grave pregiudizio a carico del proprio assistito.
Nesso causale: serve dimostrare che l’esito sarebbe stato diverso
Affinché il cliente possa ottenere un risarcimento per causa persa da parte dell’avvocato, deve riuscire a dimostrare che:
«senza quell’errore, la causa sarebbe stata vinta, o comunque vi sarebbe stata una concreta probabilità di successo».
Questo principio è noto nella giurisprudenza come “regola del più probabile che non”, approfondita in dettaglio in questo contributo.
La violazione del dovere di informazione
Un avvocato ha anche l’obbligo – a norma di legge e deontologia – di rappresentare al cliente le criticità e i rischi del giudizio, evitando di generare false aspettative. Se omette di sconsigliare un giudizio dall’esito sfavorevole, può essere ritenuto responsabile.
Su questo tema abbiamo pubblicato un articolo intitolato “L’avvocato è responsabile se non sconsiglia il cliente di proseguire una causa rischiosa”.
Quando non c’è responsabilità, nonostante la sconfitta
Non è raro che la causa sia persa non per colpa dell’avvocato, ma:
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per impostazioni processuali oggettivamente complesse;
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per mutamento improvviso dell’orientamento giurisprudenziale;
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per comportamenti pregressi o omissioni del cliente stesso (es. documenti non consegnati, istruzioni tardive).
In questi casi non si può parlare di responsabilità legale né di diritto al risarcimento.
Cosa deve fare il cliente se ritiene che l’avvocato abbia sbagliato?
Ricevere una sentenza negativa dopo anni di attesa, fiducia e investimento emotivo ed economico è sempre un evento delicato. Tuttavia, se il cliente ritiene che la causa sia stata persa per colpa dell’avvocato, ha diritto di valutare con attenzione se ci siano i presupposti per ottenere un risarcimento per errore professionale.
1. Analizzare con lucidità la documentazione della causa
Il primo passo fondamentale è recuperare tutta la documentazione del procedimento: atti difensivi, verbali, notifiche, sentenze, PEC, istruzioni fornite al legale. Solo attraverso un’attenta analisi di questi elementi sarà possibile verificare se l’avvocato ha commesso errori tecnici, omissioni o violazioni del mandato difensivo.
Molti clienti ci contattano in questa fase con un dubbio generico: “Il mio avvocato ha perso la causa, ma ha fatto tutto il possibile?”. Per rispondere occorre un’analisi seria e tecnica, fondata su criteri giuridici e non su impressioni soggettive.
Per approfondire questo tema abbiamo dedicato uno specifico contributo su cosa deve provare il cliente per ottenere un risarcimento da parte dell’avvocato.
2. Consultare un secondo avvocato per valutare la responsabilità professionale
Un cliente non può essere lasciato solo nel dubbio. Per questo motivo, è consigliabile rivolgersi ad uno studio legale che si occupi di responsabilità professionale forense per richiedere un parere. Il nuovo avvocato potrà:
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esaminare la documentazione processuale;
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valutare l’eventuale scostamento dagli standard professionali richiesti;
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verificare la sussistenza del nesso causale tra l’errore e l’esito sfavorevole;
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proporre un’eventuale azione risarcitoria o disciplinare.
La consulenza può anche essere finalizzata ad avviare un tentativo di risarcimento stragiudiziale, evitando ulteriori conflitti in sede giudiziale.
A tal proposito, offriamo un servizio completo e riservato di consulenza legale personalizzata: è possibile richiederlo direttamente dalla pagina contatti dello Studio Legale Calvello.
3. Formalizzare la contestazione in modo strutturato
Se dalla valutazione emergono elementi concreti, il cliente può:
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inviare una diffida formale all’avvocato, richiedendo spiegazioni e l’eventuale risarcimento del danno;
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promuovere un’azione giudiziaria per responsabilità professionale presso il Tribunale civile competente.
Tutte queste opzioni devono essere ponderate con un legale esperto in responsabilità professionale.
4. Rispettare i termini di prescrizione
È fondamentale sapere che il diritto al risarcimento nei confronti dell’avvocato non è eterno. Salvo casi particolari, la prescrizione è di 10 anni, ma il termine decorre da quando il cliente ha avuto conoscenza effettiva del danno e della sua derivazione causale dal comportamento professionale scorretto.
Raccomandiamo sempre di agire tempestivamente, soprattutto quando si teme che l’errore dell’avvocato abbia pregiudicato in modo definitivo i propri diritti.
Chi paga se la causa è persa per colpa dell’avvocato?
Quando si perde una causa, le prime domande che il cliente si pone sono di natura economica: chi paga le spese legali?, posso ottenere un rimborso della parcella pagata all’avvocato?, posso evitare di pagare la controparte?. Le risposte dipendono da molteplici fattori, ma esistono principi generali che aiutano a orientarsi.
Le spese processuali: compensazione o condanna?
Nel nostro ordinamento, chi perde una causa può essere condannato a sostenere le spese legali della controparte, oltre alle proprie spese difensive. Tuttavia, in alcuni casi il giudice può compensare le spese, cioè stabilire che ciascuna parte sopporti le proprie, ad esempio:
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se la questione giuridica era nuova o controversa;
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se entrambe le parti hanno avuto ragione e torto su aspetti diversi.
Ma se la causa è interamente persa, e l’avvocato ha gestito in modo errato o negligente la difesa, il cliente potrebbe trovarsi a pagare due volte: la propria difesa e le spese della controparte.
Parcella dell’avvocato: deve essere pagata anche in caso di sconfitta?
In linea di principio, l’avvocato ha diritto al compenso per l’attività svolta, anche se la causa è stata persa. Tuttavia, se il cliente riesce a dimostrare che:
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la prestazione è stata gravemente inadempiente,
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vi è stato un errore determinante,
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è mancato il rispetto degli obblighi informativi o difensivi fondamentali,
allora il legale potrebbe non avere diritto alla parcella o potrebbe dover restituire quanto percepito.
Su questo punto abbiamo approfondito quando l’avvocato non ha diritto al compenso in caso di grave inadempimento professionale, in questo articolo.
Il risarcimento può coprire anche le spese processuali
Quando il cliente ottiene un risarcimento per responsabilità professionale dell’avvocato, il danno patrimoniale liquidato può comprendere anche:
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le spese legali inutilmente sostenute;
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le spese della controparte pagate per effetto della soccombenza;
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eventuali danni morali o esistenziali connessi alla vicenda giudiziaria malgestita.
Questo significa che se l’avvocato ha effettivamente causato la perdita della causa, il cliente potrà chiedere – anche attraverso una stima peritale – il rimborso delle spese complessive sopportate, documentandole con precisione.
Il rimborso della parcella: è possibile?
Sì, è possibile chiedere la restituzione della parcella se si dimostra che l’avvocato:
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ha agito con negligenza grave;
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ha causato la perdita totale di ogni utilità dell’attività legale;
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non ha adempiuto correttamente agli obblighi contrattuali.
Un esempio emblematico è stato oggetto del nostro approfondimento su come un errore banale nella redazione del numero di ruolo possa compromettere irrimediabilmente un procedimento.
Tabella riassuntiva – Cosa può essere risarcito
| Voce di spesa | È risarcibile? | Condizione |
|---|---|---|
| Parcella dell’avvocato | ✔ | Se l’avvocato ha agito con colpa grave |
| Spese processuali proprie | ✔ | Se la causa è persa per errore dell’avvocato |
| Spese legali della controparte | ✔ | Se vi è stata condanna alle spese e responsabilità del difensore |
| Danno morale | ✔ | Se la vicenda ha generato stress, disagi o frustrazioni rilevanti |
Come si dimostra che la causa è stata persa per colpa dell’avvocato?
Molti clienti si chiedono: “Come faccio a dimostrare che l’avvocato ha sbagliato?”, “Qual è la prova che serve per ottenere un risarcimento?”. Le risposte non sono banali, ma la giurisprudenza ha individuato regole molto chiare che consentono, in presenza di determinati elementi, di riconoscere la responsabilità professionale dell’avvocato.
L’onere della prova è a carico del cliente
In base all’orientamento ormai consolidato, è il cliente che deve provare che la causa è stata persa a causa di un errore professionale del proprio difensore. In concreto, per ottenere un risarcimento, il danneggiato deve dimostrare:
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Un inadempimento dell’avvocato (es. mancata impugnazione, omissione processuale, errore tecnico grave);
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Un danno patrimoniale concreto;
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Un nesso causale tra errore e danno: cioè che, senza quell’errore, la causa sarebbe stata vinta o avrebbe avuto un esito più favorevole.
Questo principio è trattato in modo approfondito nel nostro articolo dedicato all’onere della prova in tema di responsabilità professionale dell’avvocato.
La regola del “più probabile che non”
Il criterio giuridico che viene applicato dai tribunali è quello del “più probabile che non”. Non è necessario dimostrare con assoluta certezza che si sarebbe vinta la causa: è sufficiente provare che, senza l’errore del difensore, vi era una concreta probabilità di esito positivo.
Abbiamo approfondito questo principio anche in questo contributo, applicabile soprattutto alle condotte omissive.
Quali sono le prove utili?
Per ottenere un risarcimento, è necessario predisporre un fascicolo probatorio ben documentato. Le prove più rilevanti sono:
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la sentenza sfavorevole che motiva l’esito negativo;
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gli atti processuali prodotti dall’avvocato (per verificare omissioni, errori, strategie difensive inadeguate);
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le comunicazioni tra cliente e avvocato (PEC, email, lettere, verbali di colloquio);
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eventuali perizie di parte, che ricostruiscano la condotta doverosa omessa.
In molti casi, la ricostruzione del comportamento negligente dell’avvocato parte proprio dall’assenza di atti fondamentali che avrebbero dovuto essere compiuti o notificati in tempo utile. Abbiamo trattato alcuni esempi emblematici, come la mancata proposizione del ricorso per Cassazione o l’omessa riassunzione del processo.
Il ruolo della consulenza legale
La valutazione sulla responsabilità dell’avvocato non può mai essere improvvisata. È fondamentale che un avvocato esperto in responsabilità professionale analizzi la documentazione e ricostruisca, sulla base delle norme e della prassi, se l’esito negativo dipende davvero da una condotta colposa.
Nel nostro Studio, questo tipo di analisi viene condotto secondo criteri oggettivi e documentati, con l’obiettivo di tutelare i diritti del cliente senza alimentare false aspettative. L’obiettivo è sempre e solo quello di ottenere un risarcimento giusto.
Attenzione alle questioni giuridiche opinabili
Quando l’avvocato ha optato per una strategia difensiva legittima ma non condivisa dal giudice, oppure ha affrontato un caso giuridicamente incerto o innovativo, non si può parlare di errore professionale. In questi casi, l’eventuale responsabilità non è configurabile, anche se la causa è stata persa.
Questo concetto è centrale per distinguere la responsabilità vera dall’esito semplicemente sfavorevole e viene spesso richiamato nella nostra attività quotidiana. Lo abbiamo esaminato anche nel contributo dedicato a quando l’avvocato non è responsabile per un errore professionale “non determinante”.
Cosa può fare il cliente se l’avvocato ha pregiudicato la causa?
Quando un cliente si rende conto che l’esito negativo della causa potrebbe essere stato determinato da comportamenti sbagliati, omissivi o negligenti dell’avvocato, ha diritto a una tutela concreta e articolata. Non si tratta solo di ricevere spiegazioni, ma di poter accedere a strumenti giuridici efficaci per far valere i propri diritti.
Vediamo cosa può fare in concreto chi ritiene di essere vittima di un caso di malavvocatura.
1. Chiedere chiarimenti formali all’avvocato
Il primo passo, spesso sottovalutato, è inviare una richiesta scritta di chiarimenti all’avvocato stesso. In questa fase è fondamentale essere chiari e documentati: si può chiedere, ad esempio:
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Perché non è stato proposto appello o ricorso?
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Per quale motivo non è stata depositata un’istanza entro i termini?
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Come mai non è stata comunicata una sentenza negativa?
Se l’avvocato non risponde o fornisce spiegazioni vaghe o contraddittorie, può essere il segnale che qualcosa non ha funzionato nella gestione professionale del caso.
2. Inoltrare un esposto all’Ordine degli Avvocati
Se emergono comportamenti gravi o violazioni deontologiche (es. abbandono della causa, scorrettezze, mancanza di trasparenza), il cliente può presentare un esposto disciplinare all’Ordine degli Avvocati presso cui il professionista è iscritto.
L’esposto va motivato con:
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una relazione dettagliata dei fatti,
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allegati probatori (atti, comunicazioni, sentenze),
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specificazione delle condotte censurabili.
L’Ordine, se ravvisa profili di rilievo, potrà aprire un procedimento disciplinare. Tale azione non comporta un risarcimento, ma può rafforzare la posizione del cliente in eventuali azioni civili.
3. Iniziare una procedura di risarcimento danni
Se gli elementi raccolti dimostrano che l’avvocato ha causato un danno diretto al cliente, si può avviare un’azione di responsabilità civile. Il cliente, anche assistito da un nuovo legale, potrà chiedere:
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il risarcimento per perdita della causa causata da negligenza;
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la restituzione della parcella già pagata (se l’attività è risultata inutile o dannosa);
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il rimborso delle spese legali proprie e altrui sostenute inutilmente;
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eventuali danni morali derivanti da disservizi gravi e prolungati.
L’azione può essere proposta in giudizio oppure gestita in via stragiudiziale, tramite una trattativa assistita da un altro avvocato esperto.
A tale riguardo, lo Studio Legale Calvello offre assistenza completa sia in fase preventiva, sia nella gestione dell’intero contenzioso per responsabilità professionale. Chi si riconosce in queste situazioni può richiedere supporto attraverso la pagina di contatto.
4. Ricorrere alla mediazione civile
Prima di intraprendere la causa civile vera e propria, va attivata una mediazione. Si tratta di una procedura extragiudiziale in cui le parti, assistite dai rispettivi avvocati, cercano di trovare una soluzione conciliativa.
Attraverso l’istituto della mediazione è possibile:
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evitare lunghi processi;
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contenere i costi;
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valutare la disponibilità dell’avvocato a risarcire spontaneamente il cliente.
5. Agire senza ritardo: attenzione ai termini
Ricordiamo che il diritto al risarcimento contro l’avvocato si prescrive normalmente in 10 anni, ma il decorso può iniziare ben prima della sentenza definitiva. È quindi importante non attendere troppo: la tempestività è spesso decisiva per non perdere la possibilità di agire.
Quando scatta il risarcimento: l’obbligo dell’avvocato a risarcire il cliente
Non basta perdere una causa per avere automaticamente diritto a un risarcimento da parte del proprio difensore: la legge è molto chiara nel richiedere determinati presupposti perché possa scattare la responsabilità civile dell’avvocato.
1. L’obbligo risarcitorio sorge solo se c’è colpa professionale
Perché un avvocato sia obbligato a risarcire il cliente, devono coesistere i seguenti tre presupposti:
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un errore o inadempimento professionale,
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un danno reale e concreto subito dal cliente,
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un nesso causale diretto tra la condotta dell’avvocato e la perdita della causa.
Se manca anche solo uno di questi tre elementi, non vi è obbligo risarcitorio. Questo perché la prestazione dell’avvocato, come abbiamo già chiarito, è una obbligazione di mezzi, non di risultato: ciò significa che l’avvocato non promette la vittoria, ma una difesa diligente, informata e tecnicamente corretta.
Approfondiamo questo aspetto nel nostro articolo dedicato a come si determina la responsabilità professionale dell’avvocato.
2. Quali condotte fanno scattare il diritto al risarcimento
Le casistiche più ricorrenti in cui un cliente ha diritto a ottenere un risarcimento per errore dell’avvocato includono:
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Omissione di atti necessari: come ad esempio il mancato deposito di un appello, di un ricorso o di una comparsa, come esaminato nel caso di mancata proposizione del ricorso per Cassazione;
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Violazione dell’obbligo informativo: quando il legale non mette a conoscenza il cliente dei rischi del giudizio, inducendolo a proseguire una causa con esito altamente improbabile;
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Errata impostazione della difesa o deposito di atti giuridicamente errati, come nel caso di ignoranza di istituti elementari del diritto;
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Abbandono del mandato o comportamento indolente, come nel caso della totale disattenzione al processo da parte del legale.
3. La quantificazione del danno da errore dell’avvocato
Il danno risarcibile può assumere diverse forme, tutte quantificabili:
| Tipo di danno | Esempi concreti |
|---|---|
| Danno patrimoniale diretto | Somma non ottenuta per perdita della causa (es. risarcimento perso) |
| Spese legali inutili | Parcella pagata all’avvocato negligente + spese della controparte |
| Danno da perdita di chance | Se è dimostrabile che il cliente avrebbe avuto una possibilità concreta di vincere |
| Danno morale | Stress, ansia, umiliazione per l’errore del difensore |
Nei casi più gravi, la giurisprudenza ha riconosciuto anche danni esistenziali, specialmente se la condotta dell’avvocato ha prodotto ripercussioni sulla vita familiare, lavorativa o sociale del cliente.
Su questo fronte, segnaliamo il nostro approfondimento su come si struttura il danno effettivo nella responsabilità dell’avvocato per negligenza.
4. Risarcimento e assicurazione professionale dell’avvocato
Tutti gli avvocati iscritti all’Albo devono essere coperti da una polizza di assicurazione professionale per danni derivanti dall’esercizio dell’attività. Questo significa che, una volta accertata la responsabilità, il risarcimento viene quasi sempre erogato dalla compagnia assicurativa del legale, nei limiti del massimale.
Tuttavia, se l’avvocato:
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ha omesso di stipulare la polizza,
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ha causato il danno con dolo o colpa gravissima,
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ha un massimale insufficiente rispetto al danno subito,
potrebbe essere chiamato a rispondere con il proprio patrimonio personale.
5. Il giudice competente: foro del consumatore
In virtù dell’evoluzione normativa, oggi il cliente può agire presso il tribunale del proprio luogo di residenza, e non è più obbligato a convenire l’avvocato davanti al foro del professionista. Ciò garantisce maggiore accessibilità e tutela per il consumatore, come chiarito nel nostro contributo dedicato a foro competente nella responsabilità tra cliente e avvocato.
Domande frequenti: dubbi comuni su causa persa e responsabilità dell’avvocato
1. Cosa succede se il mio avvocato perde la causa?
Se l’avvocato perde una causa, non è automaticamente responsabile. La responsabilità scatta solo se si dimostra che ha commesso un errore tecnico, una negligenza o una violazione dei doveri professionali che ha causato direttamente la sconfitta processuale.
2. Come posso sapere se l’avvocato ha sbagliato nella gestione della mia causa?
Occorre far analizzare tutta la documentazione da un altro avvocato esperto in responsabilità professionale. Solo un esame tecnico può verificare se l’avvocato ha agito con diligenza o ha commesso un errore rilevante ai fini del giudizio.
3. Ho perso la causa: posso chiedere il rimborso della parcella all’avvocato?
Sì, ma solo se si prova che l’attività dell’avvocato è stata inutile o dannosa a causa di un grave inadempimento. In questi casi, il cliente può chiedere la restituzione della parcella e il risarcimento per danno patrimoniale.
4. Quali prove servono per ottenere il risarcimento dall’avvocato?
Servono la sentenza di soccombenza, gli atti redatti dall’avvocato, le comunicazioni con il cliente e la prova che, senza l’errore commesso, la causa avrebbe avuto un esito favorevole. Si parla di prova del “più probabile che non”.
5. Posso perdere la causa anche se l’avvocato non ha colpa?
Sì. L’avvocato non garantisce il risultato della causa, ma solo una difesa diligente. Se ha fatto tutto il possibile secondo le regole tecniche e giuridiche, non può essere considerato responsabile per l’esito sfavorevole.
6. L’avvocato è obbligato ad avere un’assicurazione professionale?
Sì. Ogni avvocato deve avere per legge una polizza assicurativa che copra la responsabilità civile per errori professionali. In caso di condanna, è la compagnia assicurativa a dover pagare il risarcimento nei limiti del massimale.
7. Quanto tempo ho per chiedere il risarcimento all’avvocato?
Il termine ordinario è di 10 anni, ma può decorrere anche da prima della sentenza se l’errore era evidente. È sempre consigliabile agire tempestivamente per evitare la prescrizione.
9. Chi paga le spese processuali se l’avvocato ha pregiudicato la causa?
Se il giudice condanna il cliente alle spese, ma la causa è stata persa per errore del difensore, quelle spese possono rientrare tra i danni risarcibili. Il cliente potrà richiederne il rimborso nell’azione contro l’avvocato.
9. Posso agire contro l’avvocato nel mio Tribunale di residenza?
Sì. In base alle regole del foro del consumatore, il cliente può promuovere l’azione giudiziaria presso il proprio Tribunale, senza dover citare il professionista nel foro di quest’ultimo. Una tutela importante per l’accesso alla giustizia.
Hai perso una causa e temi un errore del tuo avvocato? Possiamo aiutarti
Se leggendo questo articolo ti sei riconosciuto in una delle situazioni descritte – causa persa, risposte evasive, mancanza di trasparenza, gravi errori o mancate comunicazioni – non restare nel dubbio. È tuo diritto sapere se sei stato danneggiato da una cattiva difesa legale, e – se necessario – ottenere giustizia attraverso un risarcimento.
Lo Studio Legale Calvello, con oltre 25 anni di esperienza nella responsabilità professionale degli avvocati e in materia di malavvocatura, è pronto a valutare la tua situazione in modo concreto, competente e riservato. Offriamo:
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