Comprendere quando il silenzio costituisce un inadempimento professionale
In qualità di professionisti con oltre venticinque anni di esperienza, riteniamo fondamentale chiarire innanzitutto il rapporto di mandato tra cliente e avvocato, che implica obblighi precisi: diligenza, lealtà, correttezza e, soprattutto, informazione.
Il Codice Deontologico all’articolo 27 stabilisce che l’avvocato deve:
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informare il cliente circa caratteristiche dell’incarico, durata prevista del processo, costi stimati, opzioni alternative come negoziazione assistita o mediazione, e polizza assicurativa
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rispondere ai richieste di aggiornamento, soprattutto se utili a evitare prescrizioni, decadenze o altri effetti pregiudizievoli
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fornire copia degli atti e documenti relativi all’incarico
Tuttavia, non esiste alcuna norma che imponga all’avvocato una reperibilità continua: la sua vita privata e l’organizzazione dello studio possono giustificare una temporanea inattività. Ciò nondimeno, il silenzio prolungato, soprattutto se ingiustificato e reiterato, può essere valutato come inadempimento deontologico, con possibili conseguenze disciplinari.
Quando preoccuparsi davvero: i segnali di un avvocato che ha abbandonato il cliente
Non tutti i silenzi sono uguali. Chi si trova di fronte a un avvocato che non risponde più al telefono, non richiama, non risponde alle email o non fornisce aggiornamenti sulla causa, spesso non sa se si tratta di un ritardo fisiologico o di una vera e propria interruzione dell’attività professionale.
È opportuno valutare con lucidità i campanelli d’allarme che potrebbero indicare che l’avvocato ha di fatto abbandonato la causa o smesso di rappresentare correttamente il cliente. Tra i principali segnali:
Segnale critico | Significato pratico |
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Nessuna risposta per più di 2-3 settimane | Possibile negligenza o disorganizzazione; da monitorare con attenzione |
Mancanza di aggiornamenti prima di udienze | Grave carenza comunicativa, possibile disinteresse o mancanza di preparazione |
Assenza immotivata alle udienze | Forte indizio di abbandono del mandato o negligenza professionale |
Rifiuto o ritardo nel fornire copie degli atti | Potenziale violazione dell’obbligo di informazione e trasparenza |
Non invia parcelle o note spese chiare | Scarso controllo del mandato o poca chiarezza nella gestione economica |
In casi come questi, non si tratta più solo di maleducazione o disorganizzazione, ma di una vera violazione degli obblighi professionali. Il cliente ha il diritto di pretendere trasparenza, di ottenere copia dei documenti, e – se necessario – di revocare il mandato.
Ricordiamo che il comportamento di un avvocato assente, che non comunica, non aggiorna, non si fa trovare, può portare danni concreti: perdita di termini, prescrizione del diritto, impossibilità di difesa. In casi simili, può aprirsi un tema di responsabilità professionale dell’avvocato, su cui abbiamo approfondito nell’articolo “Causa irrimediabilmente pregiudicata o persa e responsabilità dell’avvocato per totale suo disinteresse”.
Anche quando non si sono ancora verificati danni, il comportamento omissivo e continuato nel tempo può integrare colpa professionale, che può essere segnalata all’Ordine forense.
In presenza di questi segnali, è legittimo chiedersi “posso cambiare avvocato?”, o “l’avvocato è responsabile se non mi difende come dovrebbe?”. Le risposte dipendono dal caso specifico, ma una prima valutazione professionale è fondamentale.
Cosa puoi fare se l’avvocato non risponde: azioni concrete per tutelarti
Chi si trova di fronte a un avvocato che non risponde più da settimane, non aggiorna sull’andamento della causa, non richiama, non legge le email e non fornisce spiegazioni, ha il diritto – e spesso il dovere – di intervenire tempestivamente per tutelare i propri interessi.
Nel nostro studio legale ci confrontiamo quotidianamente con clienti che ci chiedono:
“Cosa posso fare se il mio avvocato è sparito?”
“È possibile segnalare un avvocato che non fa nulla?”
“Come si revoca il mandato?”
Ecco cosa è possibile fare, in modo ordinato e concreto.
1. Inviare un sollecito formale scritto
Il primo passo è formalizzare la richiesta. All’inizio può essere sufficiente una mail ma se non sortisce alcun risultato sarà opportuno inviare una PEC o una raccomandata A/R in cui si chiede all’avvocato di fornire, entro un termine breve (es. 7 giorni):
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aggiornamento sullo stato della causa;
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eventuali copie degli atti o documenti;
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motivazioni del silenzio o della mancata comunicazione.
Il sollecito scritto costituisce prova documentale di una richiesta rimasta inevasa e può risultare utile in un’eventuale contestazione disciplinare o giudiziale.
2. Revocare il mandato
Se il silenzio prosegue, il cliente può procedere alla revoca del mandato senza dover fornire motivazioni. La revoca va comunicata per iscritto e può essere seguita da:
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nomina di un nuovo legale;
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richiesta di restituzione della documentazione (obbligatoria per legge);
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valutazione dell’operato del precedente avvocato ai fini di un eventuale risarcimento danni.
Nel nostro articolo “Causa persa per colpa dell’avvocato: cosa deve provare il cliente per ottenere il risarcimento?” spieghiamo nel dettaglio i passaggi necessari per far valere la responsabilità professionale.
Importante: Il cliente può sostituire l’avvocato anche nel corso del giudizio, informando il giudice tramite il nuovo difensore (revoca e nuova nomina possono coincidere).
3. Segnalare l’avvocato all’Ordine
Se il comportamento dell’avvocato integra una violazione deontologica, è possibile presentare una segnalazione formale al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati del foro di appartenenza. La segnalazione può riguardare:
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abbandono del mandato senza preavviso;
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mancata comunicazione;
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omessa trasmissione di atti;
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condotte in violazione del dovere di diligenza e correttezza.
L’Ordine valuterà l’esistenza di un illecito disciplinare e, se accertato, potrà applicare sanzioni, anche gravi, fino alla sospensione o alla radiazione.
Per approfondire, abbiamo trattato un caso emblematico nell’articolo “Malavvocatura: avvocato condannato a risarcire € 200.000,00 all’ex cliente malamente assistito”.
4. Valutare l’azione risarcitoria
Quando il comportamento dell’avvocato ha causato un danno effettivo e documentabile, è possibile agire per ottenere un risarcimento. È il caso, ad esempio, di:
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perdita del diritto per prescrizione o decadenza;
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mancata comparizione in udienza con esito sfavorevole;
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mancata proposizione di atti indispensabili (es. appello, ricorso per Cassazione);
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danni economici, patrimoniali o morali documentati.
Il cliente dovrà dimostrare:
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l’incarico conferito;
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la condotta omissiva o negligente;
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il nesso causale tra condotta e danno.
Su questo tema, nel nostro approfondimento “Responsabilità dell’avvocato: alla condotta omissiva si applica la regola del più probabile che non” illustriamo come la responsabilità civile venga valutata dai tribunali.
Si può “denunciare” un avvocato che non comunica? Quando e come agire
Chi si rivolge al nostro studio dopo aver affidato una causa a un avvocato che non fa nulla, che non comunica con il cliente o addirittura ha smesso di lavorare senza avvisare, pone spesso la stessa domanda: “Posso denunciare il mio avvocato?”
La risposta è sì, ma a determinate condizioni e con una distinzione importante: non tutti i comportamenti sgraditi costituiscono un illecito denunciabile. È necessario valutare:
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la gravità della condotta;
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l’effettivo danno provocato;
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il tipo di responsabilità: disciplinare, civile o – nei casi più rari – penale.
Quando è possibile segnalare un avvocato all’Ordine
Un avvocato che non risponde per settimane, non trasmette aggiornamenti, non consegna la documentazione o sparisce senza preavviso, può essere segnalato al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati per violazione del Codice Deontologico. Le condotte segnalabili comprendono:
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abbandono del cliente senza revoca o preavviso;
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mancata informazione sullo stato della causa;
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omessa trasmissione di atti o documenti;
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assenza immotivata alle udienze;
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ritardi ingiustificati nella gestione del mandato.
In questi casi, il cliente può redigere un esposto scritto, allegando:
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una cronologia dei fatti;
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copia di email, PEC, messaggi inviati e ignorati;
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documentazione utile (delega, ricevute, copie atti, ecc.).
Il procedimento disciplinare che ne potrà dseguire è interno all’Ordine, e può portare a sanzioni crescenti: richiamo, censura, sospensione, radiazione.
Quando si può parlare di responsabilità civile
Oltre all’aspetto deontologico, si può valutare una denuncia per responsabilità professionale. In particolare, se l’avvocato ha:
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causato la perdita della causa per mancata comparizione;
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non depositato atti nei termini;
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omesso di agire prima della prescrizione;
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danneggiato il cliente economicamente o moralmente,
allora è possibile procedere con un’azione risarcitoria. È il caso, ad esempio, trattato nel nostro articolo “Responsabilità professionale dell’avvocato per negligenza se omette di formulare tempestivamente una domanda complementare”.
In queste situazioni, la valutazione tecnica è fondamentale: serve un’analisi documentale e giuridica dettagliata, anche per capire se ci sono i presupposti per agire in giudizio nei confronti dell’avvocato.
Nota bene: non è possibile “denunciare” (o screditare) un avvocato solo perché “non ha vinto la causa”. È necessario dimostrare una colpa grave o una negligenza evidente, come approfondito nell’articolo “Avvocato: non un qualsiasi errore professionale fa scattare la sua responsabilità”.
Quando si configura un reato
In casi estremi, il comportamento dell’avvocato potrebbe integrare anche reati penali. È il caso – raro, ma non impossibile – di:
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appropriazione indebita di somme;
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falsificazione di documenti;
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truffa ai danni del cliente;
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violazione di segreto professionale.
In queste ipotesi, si può procedere con una denuncia penale alla Procura della Repubblica. Ma occorre prudenza: è necessaria una base probatoria solida e, soprattutto, l’assistenza di un legale esperto in responsabilità professionale forense.
Cambiare avvocato durante la causa: si può fare? E cosa comporta?
Molti clienti che si rivolgono al nostro studio ci contattano dopo esperienze insoddisfacenti con altri legali, spesso a causa di assenza di comunicazione, scarso impegno, ritardi gravi, o addirittura abbandono della causa. Le domande ricorrenti sono:
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“Voglio cambiare avvocato ma non so come fare”
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“È possibile togliere il mandato a un avvocato in corso di causa?”
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“Ci sono conseguenze se cambio avvocato?”
La risposta è chiara: sì, puoi cambiare avvocato in qualsiasi momento, anche durante un procedimento giudiziario già avviato, senza dover fornire giustificazioni. Il rapporto tra cliente e legale si basa su un mandato fiduciario: se la fiducia viene meno, è perfettamente legittimo revocarlo.
Come si cambia avvocato nel corso di una causa
Ecco i passaggi principali da seguire per revocare il mandato a un avvocato e sostituirlo correttamente:
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Inviare comunicazione scritta di revoca
È consigliabile inviare una PEC o raccomandata A/R con cui si revoca formalmente il mandato. È utile indicare il motivo in modo sintetico ma chiaro (es. “mancata comunicazione”, “assenza di aggiornamenti”, “inadempimento”). -
Nominare un nuovo legale
Il nuovo avvocato potrà contestualmente comunicare la nomina e la revoca del precedente direttamente in udienza o mediante deposito in cancelleria. Questa operazione è detta revoca con contestuale nomina. -
Richiedere la documentazione
Il precedente difensore è obbligato a consegnare copia degli atti e dei documenti in suo possesso, senza trattenere nulla, a prescindere da eventuali parcelle non saldate. -
Regolare i compensi
Se dovuti, i compensi per l’attività svolta vanno regolati secondo le tariffe applicabili, ma non è previsto alcun vincolo che imponga di saldare prima della sostituzione. In caso di controversia, il cliente può opporsi o chiedere la liquidazione giudiziale. -
Proseguire con il nuovo avvocato
Una volta completata la sostituzione, il nuovo legale potrà riprendere l’attività dal punto in cui è stata interrotta, evitando inutili ritardi o danni processuali.
“Il cliente puo’ recedere dal contratto, rimborsando al prestatore d’opera le spese sostenute e pagando il compenso per l’opera svolta.”
– Art. 2237 c.c. e art. 2, D.M. 55/2014 sulle tariffe forensi
Quando è necessario sostituire l’avvocato
La sostituzione del difensore può rivelarsi non solo lecita, ma necessaria, nei casi in cui:
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l’avvocato non risponde per lungo tempo e non dà notizie sulla causa;
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vi sia mancata comparizione in udienza;
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il legale non abbia presentato atti nei termini previsti;
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si sospetti un errore professionale che abbia compromesso la posizione del cliente.
In situazioni simili, non agire tempestivamente può compromettere definitivamente la causa. Nel nostro articolo “Nessun compenso in caso di grave inadempimento professionale” approfondiamo il tema del diritto del cliente a non pagare un professionista che ha commesso errori o omesso attività fondamentali.
Si può cambiare avvocato anche più di una volta?
Sì, non esiste un limite al numero di sostituzioni. Tuttavia, la sostituzione ripetuta senza motivazione può risultare pregiudizievole, soprattutto nei processi penali o in contesti particolarmente tecnici. Per questo motivo, è sempre bene affidarsi a un avvocato competente, presente e specializzato nella materia in oggetto fin da subito.
Cambiare legale non è solo possibile, ma in molti casi è il primo passo per riprendere il controllo della propria causa e tornare a sentirsi tutelati.
Quando si può ottenere un risarcimento per colpa dell’avvocato
Quando un avvocato negligente causa un danno concreto al proprio cliente, si può parlare non solo di inadempimento professionale, ma anche di responsabilità civile che può portare ad un risarcimento. È importante distinguere tra insoddisfazione generica e condotta gravemente colposa: perdere una causa non è di per sé prova di colpa dell’avvocato, ma omissioni gravi, errori tecnici o abbandono dell’incarico sì.
Per ottenere un risarcimento è necessario dimostrare tre elementi essenziali:
Elemento da provare | Descrizione |
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Mandato conferito | Dimostrare che l’avvocato ha ricevuto l’incarico formalmente, anche solo tramite delega o mail |
Condotta colposa o omissiva | Ad esempio: non depositare atti, perdere termini, non comparire in udienza, consigliare scelte assolutamente errate |
Nesso causale e danno | Provare che il danno (es. perdita della causa) è direttamente collegato alla condotta dell’avvocato |
Nel nostro approfondimento “Causa persa per colpa dell’avvocato: cosa deve provare il cliente per ottenere il risarcimento?”, abbiamo spiegato nel dettaglio l’onere probatorio a carico del cliente.
Quali comportamenti giustificano il risarcimento
Ecco alcune situazioni concrete in cui la malagestione del legale può fondare una richiesta risarcitoria:
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mancata impugnazione nei termini (es. appello, ricorso per Cassazione);
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errata iscrizione a ruolo della causa;
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abbandono del cliente senza revoca;
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mancato deposito di memorie o documenti essenziali;
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mancata opposizione a un decreto ingiuntivo entro i termini;
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consigli assolutamente errati che portano a danni economici.
Sono casi ricorrenti nella giurisprudenza italiana, e non è necessario che l’errore sia doloso: anche la colpa grave o la semplice negligenza sono sufficienti per fondare la responsabilità.
Nel nostro articolo “Come un banale errore dell’avvocato può risultare fatale” riportiamo un esempio concreto di come una svista formale abbia compromesso l’intero procedimento giudiziario.
Il ruolo della polizza assicurativa del legale
Tutti gli avvocati sono obbligati a sottoscrivere una polizza assicurativa per la responsabilità professionale, proprio per coprire eventuali danni provocati ai clienti. In caso di riconoscimento della colpa, sarà possibile ottenere il risarcimento tramite la compagnia assicurativa, fino al massimale previsto dal contratto.
“L’avvocato è tenuto al risarcimento se, con dolo o colpa, causa un danno ingiusto al cliente per violazione dei doveri professionali.”
– Art. 1176 e 1218 c.c.
Quando il danno è solo morale
Anche in assenza di un danno patrimoniale diretto, la condotta dell’avvocato può generare danni morali o esistenziali: ansia, stress, perdita di opportunità. In tali casi, la prova è più complessa, ma non impossibile. La recente giurisprudenza riconosce il danno da disservizio legale come risarcibile, se ben documentato.
Nel nostro articolo “Responsabilità professionale dell’avvocato: ecco come si determina”, spieghiamo come venga calcolato il danno secondo i criteri della Cassazione.
Esempio reale: il caso di un cliente lasciato senza difesa per mesi
Un caso che ci è stato sottoposto di recente fotografa con precisione le conseguenze pratiche di un avvocato che non risponde, non segue la causa e non informa il proprio assistito, mettendo a rischio i diritti fondamentali del cliente.
Un imprenditore del nord Italia ci ha contattato dopo mesi di silenzio da parte del suo avvocato, a cui aveva affidato la difesa in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo. Dopo una prima udienza, il legale non ha più fornito aggiornamenti, non rispondeva al telefono, non leggeva le PEC.
Il cliente, preoccupato, si è rivolto al nostro studio. Abbiamo immediatamente verificato lo stato della causa e scoperto che:
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l’avvocato non aveva depositato le memorie difensive nei termini previsti;
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non si era presentato all’udienza successiva;
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la causa era stata definita con sentenza di rigetto dell’opposizione per contumacia del convenuto.
Risultato: l’imprenditore si è ritrovato con un decreto ingiuntivo esecutivo da decine di migliaia di euro e senza possibilità di difesa, non avendo ricevuto alcuna comunicazione in tempo utile per intervenire.
In questi casi, il comportamento dell’avvocato non è solo deontologicamente scorretto, ma costituisce una violazione grave del mandato professionale. Il cliente ha potuto:
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revocare formalmente l’incarico;
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ottenere la documentazione rimasta nello studio;
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avviare con il nostro supporto una procedura risarcitoria per responsabilità professionale, basata sull’abbandono del cliente e sulla mancata attività difensiva.
Come illustrato nel nostro articolo “Causa irrimediabilmente pregiudicata o persa e responsabilità dell’avvocato per totale suo disinteresse”, il disinteresse dell’avvocato, se comprovato, è sufficiente per ottenere un risarcimento economico proporzionato al danno subito.
Questo caso dimostra quanto sia importante non aspettare troppo: quando l’avvocato sparisce, il tempo lavora contro il cliente, e ogni giorno perso può comportare conseguenze gravi, definitive, irreversibili.
Domande Frequenti – Tutto quello che devi sapere se l’avvocato non ti risponde più
1. Cosa posso fare se il mio avvocato non risponde più?
Se l’avvocato non risponde da settimane e non ti fornisce aggiornamenti sulla causa, puoi inviare un sollecito formale via PEC o raccomandata, chiedendo spiegazioni scritte. Se il silenzio persiste, valuta la revoca del mandato e la nomina di un nuovo legale.
2. È normale che l’avvocato non risponda subito alle telefonate o alle email?
Un ritardo temporaneo può essere comprensibile, ma un silenzio prolungato senza giustificazione è una violazione dell’obbligo di informazione. Un avvocato che non comunica col cliente mette a rischio il rapporto fiduciario e la corretta gestione del mandato.
3. Posso “denunciare” un avvocato che non fa nulla?
Sì, puoi presentare una segnalazione all’Ordine degli Avvocati se il tuo legale è totalmente assente, non si presenta alle udienze o non svolge le attività difensive necessarie. In caso di danno, puoi valutare anche un’azione risarcitoria.
4. Come si cambia avvocato durante una causa?
Basta revocare il mandato con una comunicazione scritta e nominare un nuovo legale, che si occuperà anche di notificare la sostituzione in giudizio. Abbiamo spiegato i dettagli nella sezione dedicata alla revoca dell’avvocato in corso di causa.
5. Cosa rischio se cambio avvocato mentre la causa è in corso?
Nulla, se la sostituzione è fatta correttamente. Anzi, può essere l’unico modo per salvare la tua posizione. È importante agire in fretta per evitare decadenze, contumacie o sentenze sfavorevoli.
6. L’avvocato può trattenere gli atti se non pago la parcella?
No, non può trattenere la documentazione processuale come forma di pressione economica. Anche in caso di parcelle non saldate, è tenuto a consegnare tutto ciò che serve al cliente o al nuovo difensore.
7. Posso ottenere un risarcimento se perdo la causa per colpa dell’avvocato?
Se si riesce a provare che la perdita della causa è dipesa da una negligenza grave, come un termine scaduto, un’assenza ingiustificata, un errore tecnico. In questi casi, si configura una responsabilità professionale dell’avvocato.
8. Quanto tempo ho per fare causa al mio avvocato per responsabilità professionale?
Il termine di prescrizione è 5 anni dal momento in cui hai avuto conoscenza del danno. Prima agisci, maggiori sono le possibilità di ottenere giustizia e documentare adeguatamente il pregiudizio subito.
9. Se l’avvocato ha commesso un errore, devo pagarlo comunque?
No. Se l’errore è grav ed ha compromesso irrimediabilmente la tua posizione, puoi opporre il mancato pagamento e chiedere la liquidazione del compenso al giudice, oppure non corrisponderlo affatto, come spiegato in questo approfondimento.
10. A chi mi rivolgo se voglio cambiare avvocato e valutare un risarcimento?
Puoi contattare uno studio legale con esperienza nella responsabilità professionale degli avvocati, come il nostro. Valuteremo il tuo caso e ti guideremo passo dopo passo nel recupero del tuo diritto alla difesa e a un risarcimento, se dovuto.
Hai avuto problemi con il tuo avvocato? Possiamo aiutarti subito.
Se ti sei riconosciuto nelle situazioni che abbiamo descritto – avvocato che non ti risponde più, cause abbandonate, mancata informazione, errori gravi nella gestione del tuo caso – non aspettare che sia troppo tardi.
Nel nostro Studio Legale assistiamo da anni persone che hanno subito danni concreti a causa di legali negligenti o assenti, offrendo un approccio:
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professionale e diretto: analizziamo subito il tuo caso;
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orientato alla soluzione: ti spieghiamo cosa puoi fare e come agire;
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giuridicamente fondato: verifichiamo se ci sono gli estremi per una responsabilità dell’avvocato e per ottenere un risarcimento.
Abbiamo gestito numerosi casi di malavvocatura, anche complessi, aiutando clienti a:
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recuperare il controllo della propria causa;
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sostituire il legale con uno preparato e disponibile;
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ottenere giustizia e risarcimenti proporzionati al danno subito.
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