Come cambia la gestione dei dati personali nel mondo scolastico tra trasparenza, tecnologia e tutela della dignità dei minori
Il vademecum “La scuola a prova di privacy”, diffuso dal Garante nel 2025, restituisce l’immagine di una scuola profondamente trasformata, non più soltanto luogo di apprendimento, ma ambiente complesso di circolazione quotidiana di dati personali, spesso sensibili. La protezione dei dati non è presentata come un mero adempimento normativo, bensì come parte integrante della funzione educativa.
Il documento insiste sul valore umano del trattamento dei dati scolastici: al centro vi sono studenti, in larga parte minorenni, famiglie e docenti, chiamati a muoversi in un equilibrio delicato tra esigenze organizzative, responsabilità etiche e tutela della dignità personale. In questa prospettiva, la privacy diventa essa stessa strumento di educazione civica.
La trasparenza è indicata come primo atto educativo: la scuola deve spiegare in modo chiaro e comprensibile come e perché tratta i dati, evitando il ricorso improprio al consenso quando il trattamento si fonda su obblighi di legge o sull’interesse pubblico. Ciò tutela sia le famiglie, sia l’istituzione scolastica, evitando consensi solo apparenti.
Sul piano organizzativo, il vademecum chiarisce la centralità del dirigente scolastico quale titolare del trattamento e la necessità di una governance interna strutturata, con ruoli e istruzioni precise. Particolare attenzione è riservata ai dati sensibili, che devono essere raccolti solo se strettamente necessari, nel rispetto del principio di minimizzazione.
Ampio spazio è dedicato alla vita quotidiana dello studente, dove la privacy si gioca nei gesti ordinari: voti, comunicazioni, immagini, riferimenti a situazioni personali. Il Garante ribadisce il divieto di pubblicazione online dei voti e richiama la massima cautela nella diffusione di informazioni relative a disabilità o DSA, per evitare stigmatizzazioni durature.
Il documento affronta poi le sfide poste dalle tecnologie digitali e dall’intelligenza artificiale, vietando l’uso di sistemi di riconoscimento emotivo e richiamando l’attenzione sui rischi di profilazione. Anche il tema dei social, delle chat e del cyberbullismo è inserito in una cornice di responsabilità educativa condivisa.
Quanto alla pubblicazione online degli atti, il Garante distingue nettamente tra trasparenza amministrativa ed esposizione indebita, escludendo la diffusione di informazioni che possano ledere la dignità o la riservatezza dei minori e delle famiglie.
Infine, la videosorveglianza è ammessa solo in presenza di reali esigenze di sicurezza e con limiti particolarmente stringenti, soprattutto nei contesti educativi più sensibili, evitando derive di controllo generalizzato.
Nel complesso, il vademecum restituisce una visione della privacy scolastica come presidio culturale prima ancora che giuridico: uno strumento di tutela della persona e, al contempo, di formazione di cittadini consapevoli del valore dei propri dati in un contesto educativo sempre più digitale.
VADEMECUM del Garante della Privacy –> La scuola a prova di Privacy



